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Isabella Panfido, Shakespeare alla veneziana

La trevigiana Santi Quaranta si è sempre distinta per la cura e l’eleganza delle sue pubblicazioni: quanto promesso dai cataloghi stampati su carta filigranata viene mantenuto dalle belle copertine su carta ruvida, dai risvolti di copertina, dalle rilegature a filo. Altrettanto caratteristico è il legame con la realtà locale, a partire dal nome dell’editrice (ispirato ad una delle porte monumentali cittadine) fino all’attenzione dedicata agli autori veneti, friulani, giuliani, istriani. D’altro canto l’editore, Ferruccio Mazzariol, mio vicino di casa, pare destinato al local color già dall’anagrafe: nel folklore delle nostre terre il mazzariol è un folletto dei boschi, protagonista di aneddoti raccontati in dialetto—o meglio in lingua veneta, come dice il Mazzariol (l’editore, non il folletto):

Il veneziano è una grande lingua perché è stato largamente usato nei documenti ufficiali della Repubblica Veneta, perché è stato unanimemente parlato dal popolo e dalla classe nobile fino ai nostri giorni, perché è un idioma che ha trovato espressione in rilevanti e ricchissimi materiali e forme letterarie: dalla storiografia al grandioso fenomeno del teatro veneto, dalla poesia alla novellistica.

Questo libro è il primo di una nuova collana di testi in veneto, chiamata suggestivamente el portego: “el portego è, nelle nostre bellissime città e cittadine murate, luogo d’incontro, di passeggio, dimora mobile del ciacolar, riparo dalle intemperie”. Luogo in cui la lingua è presente e viva. Nell’ottica di “una riproposizione del veneziano fatta in maniera prestigiosa e creativa, radicalmente lontana dalla retorica e dal velleitarismo leghista”, quale sfida più ardua ed elettrizzante del tradurre i sonetti di Shakespeare nella lingua che fu di Goldoni?
La traduttrice, veneziana di nascita e residente a Treviso, dove affianca l’attività poetica a quella giornalistica, racconta nella Nota introduttiva di aver inizialmente tradotto Shakespeare in veneziano nell’ambito di una raccolta pubblicata in occasione dei quattrocento anni dei sonetti; di aver successivamente, incitata dall’apprezzamento degli amici poeti, proseguito nell’opera, “lavando i panni in Canalazzo” e consultando la letteratura in veneziano, il Dizionario del Dialetto Veneziano di Giuseppe Boerio, la Grafia Veneta Unitaria pubblicata dalla Giunta Regionale del Veneto nel 1995, e non da ultimo i Lepschy. Il suo è un veneziano matrilineare ed “esente da innesti di terraferma” (benissimo, purché non sia alla vicentina!). E d’altro canto tra isolani, quali sono inglesi e veneziani, ci s’intende.
Il risultato è, mi si passi l’ossimoro, prevedibilmente sorprendente. Il veneziano, nota la Panfido, è “ricco di monosillabi, bisillabi e parole tronche” che permettono una corrispondenza metrica e prosodica con l’originale irraggiungibile in italiano (e personalmente approvo di cuore la scelta intelligente di non mantenere le rime anche nella lingua d’arrivo). E se è vero che si tratta di una “lingua pragmatica, radicata nel mondo mercantile e [che] rifugge dall’astrazione, preferendo alle idee le cose” —apparentemente inadeguata quindi a trasmettere il linguaggio degli affetti, non scevro da una certa concettosità, così centrale nella poetica shakespeariana— alcune corrispondenze sono davvero stupefacenti: dalle piccole cose, come la trasposizione di trifle con strafanto o di buds con buti (un calco semantico perfetto), fino ai concetti più alti, come la bragging death che diventa morte smargiassa. Inoltre è piacevolmente spiazzante riscoprire nel veneziano una lingua al contempo elegante e verace, liquida come i canali e concreta ma leggiadra come i marmi traforati.

Nella postfazione Marco Paolini ricorda che “l’ideale destinatario del sonetto è una persona sola, a cui viene dalla voce dedicato”; ma da uomo di teatro qual è sottolinea anche la “musica struggente che slarga e strassina con sé” di questa traduzione, a cui non si può che dare voce, restituendo vita e “facendo cantare” parole ormai dimenticate.

I sonetti tradotti sono i seguenti, per un totale di trentatre: 2, 12, 18, 20, 22, 27, 33, 42, 44, 47, 48, 50, 53, 57, 60, 63, 65, 71, 73, 75, 89, 93, 99, 104, 113, 116, 119, 124, 130, 139, 143, 144, 147.

William Shakespeare
Sonetti alla veneziana
traduzione di Isabella Panfido, postfazione di Marco Paolini
pp. 104, €10
Santi Quaranta, 2012

Giudizio: 4/5.