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Veste grafica accattivante, titolo altisonante, prezzo irrisorio.
Come potevo esimermi dall’acquisto?
Oltretutto la casa editrice Guðrún è islandese, il testo è stampato sull’isola e l’introduzione è di Mattias Viðar Sæmundsson, accreditato come docente di letteratura islandese all’università d’Islanda.
Presupposti per un’edizione se non critica quantomeno seria.
Con il passare delle (ben poche) pagine, tuttavia, cresce il sospetto che il paragone con “l’antico libro cinese del Tao” sia meno un’affascinante suggestione che non un furbo tentativo di autopromozione. E che l’intera operazione sia in effetti molto dubbia.
A lasciare perplessi sarebbe bastata la totale assenza del testo originale; non che io sappia leggere l’antico norreno, ma sarebbe stata una prova di buona volontà, a costo zero e nello stesso numero di pagine: le ampie campiture bianche avrebbero potuto ospitare comodamente anche le strofe originali. E un po’ di filologia germanica non è oltre le mie competenze.
La traduzione peraltro non è nulla di che; non si capisce poi il motivo dell’uso sistematico delle forme tronche tipo “uom” e “ognun”, dato che la versione italiana (come la norrena, ovviamente) non è scritta in metrica.
Tremendi e del tutto superflui i titoli aggiunti alle strofe, con capolavori di anacronismo quali “il naif”. Ad essere naif è l’edizione, per Odino.
Non mi dà fastidio invece il fatto che si tratti di una sola parte, la seconda, dell’Edda poetica. Lo si è fatto per la Völuspá, quindi perché non per lo Hávamál? Gravissima e assolutamente arbitraria è piuttosto la decisione di pubblicare solamente le prime 76 strofe (laddove la 76esima è la più nota dell’intero carme) sulle 165 del testo integrale.
Segnalo per scrupolo che sono disponibili in rete alcune traduzioni italiane con testo a fronte dello Hávamál:
http://edda-antica.blogspot.it/2012/10/havamal-il-discorso-delleccelso.html#
http://bifrost.it/GERMANI/Fonti/Eddapoetica-2.Havamal.html
Nella peggiore delle ipotesi, ho regalato €2 al Libraccio.
Hávamál: I detti dei Vichinghi
traduzione di Paolo Maria Turchi
pp. 98
Guðrún
Giudizio: 1/5.