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Herman Melville, Tre scene da Moby Dick

Baby Dick.

Masterworks for dummies
Baricco piazza il suo nome sulla copertina dei capolavori altrui, dopo averli liofilizzati alle dimensioni di Seta.

Lo aveva già fatto con l’Iliade, e avendola passata liscia ci ha riprovato con Moby Dick. Se non altro in questo caso si tratta di brani scelti, che rispetto all’omogeneizzato omerico è già un’operazione filologicamente più corretta (una sorta di ‘best of’ letterario).
Ma c’è dell’altro: questo era in origine il testo di uno spettacolo teatrale. E se Melville recitato da Paolo Rossi, Stefano Benni e Clive Russell poteva avere un senso, qui siamo in presenza di un distillato di pretenziosità. Lo spettacolo era una collaborazione tra molte persone, com’è inevitabile a teatro; ma solo una di loro è finita sulla copertina del libro, guardacaso. Guardacaso queste cose Baricco le fa sempre con le opere di autori già morti & sepolti.

Io studio letteratura (nello specifico quella anglo-americana) e non sono disposto ad accettare queste manovre.

Un tentativo di balena
Non è la pratica del riadattamento a darmi fastidio.
Anni fa Roberto Abbiati trasse uno spettacolo teatrale proprio da Moby Dick (giusto per fare un esempio contestuale): uno spettacolo microscopico, di 15 minuti. Da quello spettacolo Matteo Codignola trasse spunto a sua volta per un libro, Un tentativo di balena, breve e delizioso, impreziosito dai delicati disegni di Abbiati. Codignola però ci aveva messo del suo, non solo intervistando l’attore/regista/scenografo/illustratore ma stilando una storia ragionata degli adattamenti di Moby Dick: dalle illustrazioni di Rockwell Kent al film (ovviamente abortito) di Orson Welles. E inserendo per buona misura una casistica delle narrazioni più brevi di tutti i tempi. In altre parole: un gioiellino, un testo unico, sui generis, che nessun appassionato melvilliano dovrebbe farsi sfuggire.
Anche in quel caso si tratta quindi di un libro tratto da uno spettacolo tratto da Moby Dick. Ma tra i due testi, è il caso di dirlo, c’è l’abisso. Perché Codignola ha sondato intere bibliografie su vari mezzi espressivi, mentre Baricco si limita a scremare tre episodi di un testo altrui. Per inciso la scelta di questi o altri brani è puramente arbitraria e mi interessa poco.

La traduzione
Qualcuno potrebbe obiettare che fornire il testo a fronte è una scelta intelligente, che permette di comparare le due versioni in un modo che il testo originale preclude, per ovvie ragioni di dimensioni. Senonché pure questa è una manovra da paraculo, perché il testo originale di Moby Dick è nel public domain ormai da decenni, ed è disponibile online in ogni formato; alcuni già annotati, come l’ottimo Power Moby Dick.
Mentre chi volesse comprare l’edizione economica Penguin Classics, cioè esattamente quella usata come testo di base in questo caso, spenderebbe £2. E la traduzione di Pavese è disponibile anche nell’ultima biblioteca paesana.
Nella traduzione Baricco se la cavicchia (ci mancherebbe che mandasse pure in vacca il testo!); tranne quando se ne esce con il termine optionals nel descrivere il Pequod, termine che nel testo originale non c’è, e per ovvii motivi. Se non altro si è inventato una buona soluzione per lo sketch intraducibile del thou/thee di Bildad.

La copertina
Alla fine la cosa migliore del volume sono i bei dipinti di copertina, prima & quarta, di Gianluigi Toccafondo. Che come mi si fa notare è collaboratore di lungo corso della Fandango, e autore della sigla. Se ci fate caso lo stile è lo stesso.
E che cognome suggestivo, parlando di balene.

Oltretutto è già la seconda volta che ci casco con Baricco: la prima fu City Reading: Tre storie western, il disco degli Air con sottofondo di testi tratti appunto da City (capiamoci, il libro l’ho preso in prestito in biblioteca & il disco degli Air me l’hanno passato). Ma gli Air, per quanto snob, stronzetti e soprattutto francesi possano essere, sono anche un’ottima band con canzoni strepitose nel curriculum. Nemmeno loro sono nuovi ad operazioni paraculo, avendo firmato la colonna sonora del primo film di Sofia Coppola. Che però era un buon disco, ecco.

Herman Melville
Tre scene da Moby Dick
traduzione di Alessandro Baricco
pp. 144, €12
Fandango, 2009

Giudizio: 1/5.