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August Strindberg, Il sogno

Sposato e divorziato nel 1901, nel breve volgere di un’estate, all’attrice norvegese Harriet Bosse, abbandonato dalla moglie incinta, August Strindberg distillò il proprio dolore nel Sogno quello stesso inverno (non a caso nel Preludio il dio Indra menziona l’equinozio autunnale e “la Bilancia, la Settima Dimora del Sole”). Ancora una volta furono le vicende biografiche a catalizzare la produzione artistica; ma la statura del suo genio letterario è data dalla sua capacità di sublimare il contingente in un’opera universale. Il sogno parla della condizione umana con immediatezza, potenza espressiva e una profondità d’analisi apparentemente infinita. Un capolavoro da rileggere negli anni, per cogliere significati, simboli e connessioni sempre nuovi.
Uso il verbo ‘leggere’ colpevolmente, perché, come giustamente nota Giorgio Zampa nella postfazione, non si tratta di “un dramma da leggere, come si disse, al suo apparire, di Peer Gynt”; bensì ‘semplicemente’ di un’opera tanto avant da inaugurare il ‘900 precorrendo di decenni le soluzioni sceniche dell’espressionismo, del su(pe)rrealismo e del teatro dell’assurdo. Quanto alla sensibilità di Strindberg nel cogliere lo zeitgeist, basterebbe ricordare la pubblicazione nel 1900 dell’Interpretazione dei sogni di Freud. Un testo pienamente moderno, quindi, e nondimeno erede di una precisa tradizione, che ha proprio nel Peer Gynt di Ibsen il suo precedente immediato; inoltre l’autore stesso, nella sua Nota iniziale, cita La vida es sueño, il Prospero e il Macbeth di Shakespeare. Dimostrando di essere il miglior interprete di se stesso. Scrive Strindberg: “In questo «sogno», richiamandosi a un suo sogno precedente, Verso Damasco, l’autore ha cercato di imitare la forma sconnessa ma apparentemente logica del sogno. Tutto può avvenire, tutto è possibile e probabile. Tempo e spazio non esistono; su base minima di realtà, l’immaginazione disegna nuovi motivi: un misto di ricordi, esperienze, invenzioni, assurdità e improvvisazioni”.

 p.s. fu lo stesso Strindberg a scegliere il titolo Le songe per l’edizione francese dell’opera, semplificando l’intraducibile polisemia del neologismo originale Ett drömspel.

August Strindberg
Il
sogno (1901)
A cura di Giorgio Zampa
pp. 121, €9
Adelphi, 1994

Giudizio: 5/5.