Deliziosa e tremenda opera teatrale che mostra il lato oscuro e distopico dell’invidiato welfare state svedese.
Ad una conferenza a porte chiuse vari ‘esperti’ studiano un modo per rendere socialmente ed eticamente accettabile l’eutanasia di stato, attraverso la ricerca del consenso tipica della politica svedese. L’espediente della conferenza è peraltro l’unica pecca dell’opera: pur trattandosi teoricamente di teatro non ‘succede’ mai nulla ed i personaggi si limitano a discutere tra loro; un po’ limitato per un attore sul palco, no? Mi pare più efficace come ‘teatro da leggere’.
Le argomentazioni si susseguono, nella loro logica implacabile ed agghiacciante, allontanandosi rapidamente da quanto può essere considerato eticamente accettabile. O forse no? Non sono rari i casi in cui situazioni ipotetiche ed assolutamente scandalose, preannunciate come provocazioni artistiche dalla satira o dalla fantascienza, vengono riproposte in tutta serietà qualche decennio più tardi dal politico di turno.
E tuttavia, se accettiamo la finzione letteraria di una conferenza a cui si accede solo per invito e rigorosamente off-limit per i media, noi lettori ci troviamo risucchiati nostro malgrado in questa situazione: se possiamo assistervi è perché siamo stati invitati a nostra volta. Anche noi sediamo nella platea, con gli altri personaggi. E qui sta forse il messaggio più profondo dell’autore: a teatro siamo spettatori, ma nella vita sta a noi prendere la parola, alzarci e far sentire la nostra opinione, difendere i valori in cui crediamo. Fare in modo che gli obbrobri siano, ancora una volta, inaccettabili.
Un’opera brillante, di grande valore e molto ben scritta, anche una volta venuto meno lo shock iniziale. Pubblicata in origine nel 1978 e tradotta dopo trent’anni di assenza (!) dalla benemerita Iperborea, che se non ci fosse bisognerebbe inventarla.
A chi fosse interessato ad altre opere teatrali sull’eutanasia (un connubio insolito) consiglio caldamente Love-Lies-Bleeding di Don DeLillo.
Postscriptum
dopo Ausmerzen di Marco Paolini, 26 gennaio 2011
“Non è il nazismo a partorire queste idee. È da queste idee che nasce il nazismo”.
Il momento in cui lo stato sociale diventa nazionalsocialismo.
Non mi ero reso conto che la citazione implicita del nazismo fosse così puntuale. Guardando lo spettacolo di Paolini, specialmente i brani iniziali in cui viene illustrata la logica dell’eutanasia di stato, avevo continui flashbacks di La morte moderna… Wijkmark è un genio.
Carl Henning Wijkmark
La morte moderna (1978)
traduzione di Carmen Giorgetti Cima, postfazione di Claudio Magris
pp. 128, €11
Iperborea, 2008
Giudizio: 4/5.