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Sean Ryan, X-Men Iron Man Nova: Senza fine

Pubblicato l’otto marzo 2015 su Lo Spazio Bianco.

Il volume raccoglie tre albi speciali della tarda estate 2014, e riunisce in un inatteso team-up Iron Man con la nuova classe mutante di Ciclope e il giovane Nova. Una storia per lo più slegata dalle rispettive testate regolari, e quindi fruibile anche da chi abbia un rapporto saltuario con la continuity marvelliana. Il volume è anche l’occasione di mettere in mostra tre nuovi acquisti del parco Marvel, disegnatori dagli stili già personali: Ron Ackins, un afro-americano che costruisce cambi d’inquadratura a effetto e sequenze organizzate per accumuli progressivi, giocando inoltre con la comicità a sorpresa (qui lo sketch di una delle sue tavole); Rahmat Handoko, che ricorda a tratti la lezione di Larroca; mentre lo stile di John Timms è più spigoloso, e nella schematizzazione dei lineamenti sembra a tratti riprendere Mignola. A legare tra loro le diverse interpretazioni grafiche è il lavoro della colorista Ruth Redmond, che si occupa dell’intera saga.
Da parte sua, lo scrittore Sean Ryan ha un passato come supervisore per la Marvel, evidente nel piglio divertito con cui gioca sui vari livelli del canone. Anzitutto nella scelta stessa di riunire in un’unica storia, quasi per sfida, personaggi appartenenti a diversi ambiti dell’universo Marvel, quali mutanti, Vendicatori ed eroi cosmici. Lo scrittore orchestra una trama che ben presto si fa interplanetaria, coinvolgendo nel mentre perfino lo S.W.O.R.D. (Sentient World Observation & Response Department) e alcuni oscuri personaggi minori, che solo un esperto sornione come Ryan poteva recuperare dai polverosi annali della Marvel. La sua impronta si nota anche nella decisione di parlare in ultima analisi dell’importanza di fare scelte mature con il potere che ci è dato (l’uso di quello che nella cultura statunitense viene definito agency) mediante una vicenda sospinta a più riprese da colpi di fortuna, fraintendimenti, errori; una storia che mette a nudo soprattutto i difetti e i limiti dei personaggi con una narrazione autoironica e antiepica.
Ryan sceglie l’ultima leva di X-Men, la classe che dopo la morte del professor X è guidata da Scott Summers, Emma Frost e Illyana Rasputin. Il continuo rinnovamento dei ranghi, il periodico arrivo di nuovi giovinastri, è una delle peculiarità e al contempo dei punti di forza delle serie mutanti, un salubre svecchiamento che le distingue da altre testate con un cast più statico. O forse no? Questo costante ricambio rende effettivamente più complicato affezionarsi ai personaggi; a volte è difficile ricordarne anche solo i nomi. In un ammiccante commento intranarrativo, Tony Stark confessa ad un agente dello S.W.O.R.D. di aver da tempo rinunciato ad imparare i nomi delle nuove reclute mutanti (salvo poi pentirsi di non aver studiato a dovere i loro poteri). Lo scrittore dedica a questo aspetto anche un’altra riflessione metanarrativa. In apertura della storia, gli studenti si riuniscono ad ammirare la foto che uno di loro, Fabio Medina, ha ritrovato negli archivi della scuola: un gruppo di loro coetanei, che il lettore affezionato riconosce come i Nuovi Mutanti, ma fra cui loro sanno individuare unicamente una giovane Magik. Messi di fronte a un gruppo di ‘nuovi mutanti’ ormai ‘storico’, i ragazzi sono visibilmente turbati; e uno di loro in particolare confessa a Illyana di essere tormentato dal timore di venire dimenticato come lo sono stati i vecchi compagni di squadra di lei. Che fine fanno le ex-nuove leve? Cosa comporta crescere? Questo è in fondo uno dei temi ricorrenti delle testate Marvel, non solo di quelle mutanti.
Dopo la morte del personaggio originale, anche quello di Nova è divenuto a tutti gli effetti un ruolo tramandato di padre in figlio: e il quindicenne Sam Alexander incarna il classico archetipo marvelliano dell’adolescente allo sbaraglio che si ritrova investito suo malgrado di poteri straordinari, e quindi di responsabilità oltre la sua portata, di decisioni per le quali non è pronto.

Molti dei personaggi della storia appaiono fuori posto, e vengono coinvolti per caso, quando non per errore. A mettere in moto l’intera vicenda è un fraintendimento che non mancherà di far sorridere i fan (una frecciata di Ryan al proliferare delle famiglie supereroistiche nell’universo Marvel) ma non privo di risvolti preoccupanti per i personaggi coinvolti, con un complessivo effetto tragicomico. La storia sembra poi procedere, quasi suo malgrado, con una serie di equivoci ed errori anziché con uno sviluppo progressivo.
Un sovvertimento che non risparmia le scazzottate, nelle quali l’azione pare sempre montare fino a un parossistico tutti-contro-tutti, salvo risolversi in modo inatteso e magari non violento (incluso, in un momento cruciale, un colpo di scena fuori scena e sminuito dallo stesso protagonista). D’altro canto, nella sua totale mancanza di poteri offensivi, l’Extinction Team di Ciclope sembra peculiarmente male assortito: tre gemelle telepati, un mutaforma, un guaritore, una manipolatrice del tempo… anche considerando la telecinesi di Magik e la telepatia della Frost (per inciso, questa abbondanza di telepati serve forse a riempire il vuoto lasciato da Charles Xavier e Jean Grey?), l’unico in grado di attaccare un eventuale assalitore rimane proprio Ciclope, che non a caso viene neutralizzato quasi immediatamente; mentre il potere di Fabio Medina di produrre sfere d’oro verrà piegato ad un uso meno convenzionale e molto più spassoso.
In un quadro già spiazzante, i personaggi più intriganti si rivelano essere quelli secondari: in particolare Monark Starstalker, il Monarca delle stelle, una nemesi tormentata, insicura, piena di risentimento per quanto ha perduto e perennemente sull’orlo della disperazione per aver disatteso le aspettative di un oscuro mandante: un armatore che ha fatto fortuna vendendo armi nientemeno che all’impero stellare Shi’ar, e che a sua volta si rivela essere nient’altro che un vecchio incapace anche solo di reggersi sul water.
Una storia in cui l’autorità viene ripetutamente disattesa e ignorata, in cui gli adulti sono impotenti, incapaci o irrilevanti, e delegano agli adolescenti responsabilità e decisioni. Dopo aver assistito con aria assente all’epilogo della vicenda, Nova chiede al più esperto Stark se non sia opprimente che lo spazio sia infinito; ed è inevitabile immaginare che si stia chiedendo se siano senza fine anche l’impotenza, la perdita, il dolore.
L’avventura è conclusa, ma il finale è aperto, e non ci sono risposte né certezze: there’s no end in sight.

Sean Ryan
Gli incredibili X-Men, Iron Man, Nova: Senza fine (2014)
disegni di Ron Ackins, Rahmat Handoko, John Timms
pp. 96, €4,3
Panini Comics, 2015

Giudizio: 3/5