Skip to content

J.R.R. Tolkien, Le lettere di Babbo Natale

Tolkien & Sons.

Il casus è noto: dal 1920, quando il primogenito John aveva tre anni, e fino al 1942, quando Priscilla, l’ultima dei suoi quattro figli, ne aveva tredici, Tolkien scrisse alle lettere natalizie dei figli delle vere e proprie risposte, a firma di Babbo Natale. Per oltre vent’anni, quindi, i piccoli di casa Tolkien ebbero il privilegio esclusivo di una corrispondenza ininterrotta e regolare con il Polo Nord.
Perseverare con tale costanza in una consuetudine familiare fino a farne una vera tradizione sarebbe già di per sé ammirevole; ma, trattandosi di Tolkien, le lettere in questione sono piccole meraviglie di calligrafia, stilate in vari inchiostri colorati (con una predilezione, com’è ovvio, per il verde e il rosso) e corredate sempre da bellissimi disegni a pastello o a inchiostro.

In questi divertissement domestici, Tolkien indulge nelle proprie passioni: come nel caso dei numerosi giochi di parole, che purtroppo in traduzione vanno spesso perduti, inevitabilmente; ad es. dato che “pole” in inglese significa tanto polo quanto palo (pertica, asta, albero di una nave…) nei disegni di Tolkien il North Pole è sempre rappresentato come uno spuntone roccioso—che ad un certo punto finirà perfino spezzato, e dovrà essere riparato. Questa semplice trovata mi fa sorridere ora che ho trent’anni; se ne avessi cinque o sei immagino che lo troverei molto divertente.
Non solo. Trattandosi di Tolkien, le lettere, inizialmente semplici biglietti, diventano più lunghe, si riempiono di comprimari (!) e di vicende sempre più articolate. Father Nicholas Christmas viene affiancato prima dal North Polar Bear, aiutante maldestro ma irresistibile, autentico co-protagonista; poi dai nipoti di quest’ultimo, Paksu e Valkotukka; quindi da altri polar cubs, dagli snowboys, da elfi rossi ed elfi verdi… fino alla missiva del 1933, una short story con tutte le carte in regola, in cui il NPB si smarrisce nelle grotte dei goblins (!) e viene salvato da una spedizione di elfi; ma non prima di aver appreso le rune dalle iscrizioni sulle pareti delle caverne.

Chi ha familiarità con Tolkien, i suoi personaggi e la sua terminologia ritroverà in queste pagine l’autore amato, e scoprirà sorprendenti anticipazioni delle sue opere più celebri: l’immagine del NPB che combatte i goblins non può non richiamare alla mente Beorn nella Battaglia dei Cinque Eserciti.
E non dovrebbe stupire, considerando che anche The Hobbit ebbe origine come favola della buona notte per i figli di Tolkien—salvo, trattandosi di Tolkien, svilupparsi e diventare quello che sappiamo (recentemente una operazione commerciale piuttosto ridicola mascherata da trilogia cinematografica annacquata).
Fa tenerezza vedere che con il passare degli anni le lettere sono indirizzate ai figli mano a mano più piccoli, mentre prendono commiato dai figli ormai cresciuti, e troppo grandi per continuare a corrispondere con Babbo Natale; le ultime sono scritte alla sola Priscilla.
Non mancano tuttavia, in questa dimensione fantastica ed infantile, dei riferimenti alla situazione mondiale di quegli anni: FNC, che per lavoro gira il mondo (e ha corrispondenze così numerose, non scordiamolo!), accenna spesso alle condizioni difficili in cui la crisi del ’29 prima e la guerra mondiale poi hanno ridotto così tanti bambini e adulti.

Tolkien si conferma grande affabulatore e padre affettuoso e premuroso. Non mancano del resto nemmeno riferimenti al Natale come ricorrenza cristiana, come quando Father Nicholas Christmas menziona esplicitamente suo padre, il Nonno Yule: dallo Yuletide pagano al Christmas cristiano; e non è un caso che Tolkien usi per esteso il nome di San Nicola, anziché la più diffusa storpiatura Santa Klaus.

Questa edizione, di grande formato e su carta lucida, riproduce (spero tutti!) i disegni di Tolkien e una selezione dei suoi fogli manoscritti, che poco hanno da invidiare alle miniature medioevali. Nota negativa per la traduzione: nei casi in cui ho potuto confrontarla con l’originale mi è parsa spesso approssimativa e non di rado arbitraria; e questo deve aver influito inevitabilmente sul godimento del testo.

J.R.R. Tolkien
Le lettere di Babbo Natale
pp. 112, €18
Bompiani, 2004

Giudizio: 4/5.