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Don DeLillo, The Angel Esmeralda

Pubblicato il 30 dicembre 2011 su Cabaret Bisanzio.

Don DeLillo è un romanziere. Poche le interviste rilasciate, poche le apparizioni pubbliche (la sua timidezza è tanto leggendaria quanto fantomatica), nessun corso di scrittura creativa, nessuna delle attività collaterali tipiche del letterato statunitense. Se prescindiamo da una manciata di articoli e da una mezza dozzina di sceneggiature tra cinema e teatro, la sua fama si basa unicamente sui quindici romanzi che ha pubblicato negli ultimi quarant’anni. Il segreto meglio custodito della sua produzione, però, sono i racconti. O se non altro, lo sono stati finora. A cinque giorni dal suo settantacinquesimo compleanno, alla soglia del quinto decennio della carriera di romanziere, DeLillo ha infatti pubblicato la sua prima raccolta di short stories.

The Angel Esmeralda raccoglie in ordine cronologico nove racconti tra i più recenti dell’autore: il più vecchio della selezione, Creation, è del 1979. In seguito DeLillo ha scritto più romanzi che racconti, tanto che il suo editor alla Simon & Schuster ha rivelato che l’idea di questa raccolta è nata solo dopo la pubblicazione di tre nuove storie negli ultimi tre anni (la più recente, The Starveling, è di quest’autunno).
In un’intervista recente DeLillo ha ricordato di aver esordito nei ’60 scrivendo racconti, come molti autori suoi contemporanei (“the American short story is such a classic form”) e di non aver pubblicato che quelli per un decennio. Tanto che il suo primo romanzo, Americana del 1971, rappresentò per lui un traguardo ed un ampliamento di prospettive—da cui il titolo. Nei ’70 DeLillo si sarebbe concentrato unicamente sui romanzi (a tutt’oggi, metà della sua produzione risale a quel decennio) per tornare alle short stories proprio con Creation.

La bella copertina dell’edizione statunitense di The Angel Esmeralda richiama quella originale di Underworld, e non a caso: il racconto che dà il titolo alla raccolta, pubblicato nel 1994, sarebbe ricomparso tre anni più tardi proprio all’interno dell’opus magnum delilliano. Le vicende di Sister Edgar e Sister Grace sono leggibili anche come episodio a sé stante, e contengono in nuce alcuni dei temi più importanti di Underworld: da una parte la guerra fredda e la minaccia nucleare, dall’altra le sacche di povertà e degrado che sono il prodotto di scarto del capitalismo; e ancora il potere rigenerativo dell’arte e quello consolatorio di una fede spontanea, genuina e popolare.
L’arte contemporanea, tema ricorrente nella produzione recente di DeLillo, ha un ruolo prominente in Baader-Meinhof, del 2002. La riflessione sul terrorismo, o meglio sui terroristi della Rote Armee Fraktion, prende avvio dal ciclo di dipinti “October 18, 1997” di Gerhard Richter, che è consultabile nel sito dell’artista per chi fosse curioso di verificare le dettagliate descrizioni di DeLillo.
È interessante cercare, in questi racconti, esempi precoci o tardi dei temi presenti anche nei romanzi. Hammer and Sickle (2010), ad esempio, il più lungo ed uno dei migliori pezzi della raccolta, sembra un aggiornamento alla crisi economica in corso delle tematiche di Cosmopolis—a sua volta il DeLillo forse più attuale, oggi. In un notiziario sui mercati internazionali, parte di un programma per bambini, i titoli di borsa diventano una cantilena che a sua volta lascia il posto al suo contrario: una lista di dirigenti comunisti.

“Stalin Krushchev Castro Mao.”
“Lenin Brezhnev Engels—Pow!”

Certo, all’epoca in Grecia sventolavano già gli striscioni “Peoples of Europe, rise up”: DeLillo in questo caso non è andato oltre la cronaca. O forse sì? Come leggeremo questo racconto fra cinque, dieci anni (o dieci mesi)?

“What happens next?”
“It has already happened.”

Nei romanzi di DeLillo, i capitoli danno a volte l’impressione di essere leggibili come storie indipendenti, unite da architetture narrative rigorose e complesse. Ed è curioso che, anche in questo caso, l’autore sia riuscito a dare una struttura all’opera. The Angel Esmeralda è suddiviso in tre parti, rispettivamente di due, tre e quattro racconti, su base non solo cronologica ma anche tematica. Nella prima parte i personaggi devono fare i conti con un ambiente radicalmente alieno, ed al contempo con l’incapacità di farsi comprendere dal compagno di viaggio. Nella seconda parte è la realtà quotidiana dei personaggi a cambiare bruscamente, lasciandoli spiazzati e bisognosi di conferme. E nella parte finale sono gli stessi rapporti umani a fallire, portando a solitudini ancora più radicali.
The Angel Esmeralda è un tassello prezioso nella bibliografia dell’autore: ce lo presenta in una veste che a molti risulterà inedita—considerando che, nell’era di internet, solamente due dei nove racconti erano già disponibili online: Baader-Meinhof del 2002 e Midnight in Dostoevsky del 2009.

p.s.: il mio preferito rimane comunque Human Moments in World War III del 1983, a tutt’oggi forse il miglior racconto di DeLillo. Per una rassegna stampa, ovviamente in inglese, rimando al miglior sito sull’autore, “Don DeLillo’s America”. Ecco la pagina su The Angel Esmeralda: http://www.perival.com/delillo/angel.html

Don DeLillo
The Angel Esmeralda: Nine Stories
pp. 220, $24
Scribner, 2011

Giudizio: 4/5.