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Helen Ward, La foresta di latta

L’idea mise radici e poi germogli. Nutrendosi dei rifiuti, mise foglie. Mise rami. Diventò più grande e ancora più grande”.

Nel mezzo di una discarica sterminata c’è una casetta, in cui vive un vecchio che ogni giorno cerca di ordinare, contenere, domare l’ammasso di rifiuti metallici. Ogni notte il vecchio sogna di vivere in una giungla tropicale; ma al risveglio si trova circondato dai rottami e da un clima fin troppo nordico. Finché non si imbatte in una lampadina scheggiata, che gli ricorda un fiore. Il vecchio ha un’idea. Ed inizia a costruire.

La foresta di latta è una fiaba bellissima, toccante e poetica, che ci parla dello smaltimento dei rifiuti e del bisogno di mantenere un contatto con la natura. Ma anche dell’importanza dei sogni, del bisogno di bellezza e di quanta caparbietà, solerzia e potenza inventiva (creatrice, e pertanto poietica) sia necessaria per non soccombere alla bruttura di un mondo industriale. Senza negarlo, senza fuggire: La foresta di latta afferma che anche dopo le rivoluzioni industriali è possibile riconciliarsi con la natura. Ma è necessaria la volontà di farlo. E un sacco di duro lavoro. E, soprattutto, il sogno di un mondo più bello.

Forse non è steampunk, per quanto i temi del DIY e della bellezza che letteralmente “mette foglie e radici sui rifiuti” mi sembrino genuini; di certo è una storia tanto profonda da essere commovente, ed illustrata magnificamente dalle tavole di Wayne Anderson, che davvero lasciano senza parole. Questo il suo sito: http://www.wayneandersonart.com

Mi sono imbattuto in questo libro alla BRaT (Biblioteca Ragazzi Treviso) per puro caso, mentre vagavo tra gli scaffali alla ricerca di tutt’altro. Un perfetto, splendido esempio di serendipità, a cui una biblioteca fornita dovrebbe abituare i lettori.

Helen Ward
La foresta di latta
illustrazioni di Wayne Anderson
pp. 28, €14,5
Campanila

Giudizio: 4/5.