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Dino Buzzati, La famosa invasione degli orsi in Sicilia

Nella postfazione (che saccheggerò a più riprese nelle righe che seguono, quindi la cito subito & una volta per tutte) Francesca Lazzarato lo definisce “uno dei più bei libri per l’infanzia che siano mai stati scritti nel nostro paese, e certo il più bello di tutto il Novecento italiano”.
Mi mancano le competenze per disquisire dei superlativi, ma a spanne non mi sembrano esagerati. Curioso quindi, quasi paradossale, che venga ignorato, o nel migliore dei casi sottovalutato, tanto dalla critica buzzatiana, come libro per bambini, quanto da chi invece si occupa proprio di letteratura per l’infanzia, come unicum nella produzione dell’autore. Quando invece La famosa invasione rientra pienamente nel corpus buzzatiano.

Vero è che Buzzati calibrò la scrittura sul target, e lo fece splendidamente, e fin da principio. Il testo è infatti preceduto da una lista delle ambientazioni e dei personaggi (la cui apparizione a volte non è scontata, lasciando il lettore sulle spine), che Buzzati usa molto efficacemente per stuzzicare i lettore: un teaser in piena regola, capace di suscitare l’aspettativa, perfino la trepidazione, di trovarsi sulla soglia di una grandiosa avventura. Posso immaginare l’effetto che ha sui bambini, e che avrebbe avuto su di me l’avessi letto venti (possibilmente venticinque) anni fa.
E le aspettative non vanno deluse: la storia, che almeno nella prima parte rispetta la classica struttura della fiaba (Viaggio, Prova, Premio), è zeppa di avvenimenti, colpi di scena, e un intero inventario di animali, mostri e personaggi tratti dal folklore―e a questo punto sarebbe d’uopo una riflessione sul ‘bestiario’ buzzatiano, che rimando a data da destinarsi perché al momento mi mancano le basi.
Per non parlare dell’ambientazione in una Sicilia mitica, che “non era | come adesso ma in un’altra maniera: | alte montagne si levavano al cielo | con la cima coperta di gelo”, e che ricorda l’ambientazione delle fiabe nordiche.
L’alternarsi di brani narrativi e in versi (anche se sarebbe forse più opportuno parlare di filastrocche) sembra un lascito della letteratura per l’infanzia dell’epoca; per quanto i versi di Buzzati sia più buffi, intelligenti, divertenti di quelli che comparivano solitamente sul Corriere dei Piccoli.

Splendide le illustrazioni, dai bellissimi colori e ricche di dettagli―mai gratuiti ma essenziali allo sviluppo della trama; spesso anzi i colpi di scena sono costituiti da piccole figure che fanno capolino nell’angolo di una tavola. E qui Buzzati vince a mani basse: quand’ero piccolo (anche ora, a sentire chi mi conosce) impazzivo per le illustrazioni piene di dettagli.

È vero che Buzzati era distante da Kafka quanto dall’escapismo fantastico, pur senza concedere nulla al neorealismo incipiente. La famosa invasione venne pubblicata nel 1945, e per quanto un libro per bambini possa apparire fuori luogo in quel contesto, risente fortemente dello zeitgeist. Tanto che ci sono sostanziali differenze tra la versione apparsa a puntate nei primi mesi dell’anno sul ‘Corriere dei Piccoli’ (versione incompleta, perché il giornalino interruppe le pubblicazioni) e quella pubblicata in dicembre da Rizzoli.
Il testo contiene allusioni letterarie a volte anche piuttosto esplicite. A cominciare dal “Granduca crudelissimo tiran” che inaugura la vicenda ordinando una strage di tutti gli abitanti delle montagne, animali e umani. Un rastrellamento coi controfiocchi, insomma. Per non parlare degli orsi che scendono dalle montagne e muovono guerra al Granduca (nel 1945!). Tanto che Buzzati, lo raccontò lui stesso in un’intervista, fu costretto dall’editore a ridisegnare la tavola in cui gli orsi entrano nella capitale, raffigurata come una città nordica: ricordava troppo l’entrata dei russi a Berlino.

La famosa invasione è davvero “un libro per bambini che è anche ottima letteratura, confezionata con materiali nobili, infinita attenzione per i dettagli, grandissima cura artigianale, il tutto tenuto assieme da un tocco di autentico talento e di poesia. Macchina narrativa costruita con solida esattezza, la fiaba di Buzzati nasconde il raffinato artificio dell’affabulatore dietro un fluida semplicità, quasi a voler dimostrare che, come un tempo la vera eleganza, la fatica dello scrittore non si deve notare”.

Dino Buzzati
La famosa invasione degli orsi in Sicilia (1945)
postfazione di Francesca Lazzarato
pp. 156, €14
Einaudi, 1991

Giudizio: 5/5.