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Liu Yichang, Un incontro

Hong Kong Blues.

Liu Yichang, nome d’arte di Lau Tongyi, 92enne romanziere nativo di Shanghai e residente a Hong Kong, deve la fama internazionale a quest’unico racconto, cui è ispirato In the Mood for Love (2000) di Wong Kar-wai. Da un altro romanzo di Liu Yichang, Il bevitore, è tratto il film seguente del regista, 2046.

Purtroppo né Il bevitore2046 sono disponibili in biblioteca, quindi il confronto multimediale si limiterà a Un incontro e In the Mood for Love. Wong ha azzeccato una serie di scelte, che dovrebbero fare scuola:
• un testo buono, ma non un capolavoro; in modo da assicurarsi un margine di miglioramento. Possibilmente uscire perfino vincente dal paragone con l’originale.
• un racconto e non un romanzo. Di conseguenza il film aggiunge dettagli ed episodi, al contrario di quanto solitamente accade con le trasposizioni cinematografiche.
• ispirazione e non trasposizione. La trama del film è molto diversa da quella del racconto.

I protagonisti della storia sono Chunyu Bai, un uomo ormai stagionato, e Ya Xing, una giovane non ancora adulta. Lui vive di ricordi, lei di sogni. Passato e futuro: nel corso di una giornata dei primi ’60 si sfiorano ripetutamente sulle strade di Hong Kong, senza mai toccarsi, senza un vero contatto. Lei è nata nella città; lui vi si è trasferito dalla nativa Shanghai vent’anni prima, con il peggiorare della “situazione al fronte, a nord del fiume Yangzi”. Chunyu Bai ripensa costantemente a quel periodo: ondate d’immigrati, sovraffollamento, boom edilizio, mancanza di lavoro, speculazione. Si trova a rimpiangere l’epoca delle palazzine costruite di scarti edilizi a Kowloon, ora rimpiazzate dai grattacieli.

Ascoltare Wu Yingyin che cantava “Al chiaro di luna penso al mio amore lontano” in una sala da ballo di Shanghai gli provocava uno stato d’animo completamente diverso dall’ascoltare Yao Surong cantare “Oggi non torno a casa” in un ristorante di Hong Kong. Era diverso perché i tempi erano cambiati. L’epoca per la quale Chunyu Bai provava nostalgia era definitivamente passata. Nulla di quello che l’aveva caratterizzata era sopravvissuto. Poteva cercare la felicità perduta soltanto nel ricordo. Ma quella memoria era come una vecchia fotografia sbiadita, velata e irreale. Mentre ascoltava la canzone di Yao Surong, ripensò a quell’epoca ormai svanita. Un passato che poteva vedere attraverso un vetro polveroso, ma non poteva afferrare. E tutto quello che vedeva era sfocato.

Inevitabile chiedersi quanto di autobiografico Liu Yichang abbia messo nei suoi ricordi.
Nonostante le apparenze, questo racconto è una riflessione su Hong Kong e sulla sua storia. Il commento sociale va in profondità, com’è chiaro dal simbolismo già esposto.

Wong Kar-wai ha riproposto a suo modo la riflessione sulla città, spersonalizzandola, riposizionandola nell’intera vicenda, nei suoi dettagli: stanze subaffitate a giovani coppie, diverse tradizioni delle varie comunità di immigrati, cibo ― il progetto originario del regista era narrare i mutamenti dei rapporti interpersonali, specialmente tra i sessi, mediante il cibo ed alcune innovazioni come il bollitore per il riso e le tagliatelle istantanee. Ma nel film manca l’immagine potente del passato e del futuro di HK che si sfiorano senza incontrarsi, senza conoscersi e ri-conoscersi (inoltre al racconto darei una stella in più solamente per l’immagine finale).
In the Mood for Love ha altri meriti: in primis l’atmosfera d’antan rarefatta, languida, sospesa, elegante. Quell’atmosfera è assente nel testo, e chi ha visto la pellicola ne sentirà la mancanza. Il racconto ha una sua eleganza, un suo registro dimesso, ma alcune ripetizioni stancano pur nella brevità del testo: chissà com’è l’originale cinese.
Per inciso, Wong Kar-wai ha poi proseguito il sottile commento sulle vicende di HK: il 2046 segnerà la fine dei 50 anni di autogoverno garantiti alla città dall’autorità cinese.

In occasione dell’uscita del film, Wong ha curato un’edizione a tiratura limitata del racconto, corredato da immagini del film e da un’intervista a Liu.

Da parte sua, Einaudi non ha mancato di sfruttare l’hype: fascetta pubblicitaria, fotogramma in copertina (molto bello tra l’altro) e in quarta un blurb della Aspesi per il film.

Liu Yichang
Un incontro
traduzione di Maria Rita Masci
pp. 76, €8
Einuadi, 2005

Giudizio: 3/5.