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Maeve Brennan, Il principio dell’amore

Maeve Brennan era figlia d’arte.
Suo padre Robert, giornalista ed autore di polizieschi per svago, era anche un combattente per l’indipendenza irlandese: comandò i ribelli della nativa Wexford nell’insurrezione del 1916, rischiando la pena capitale, ed era nuovamente agli arresti quando Maeve nacque, nel 1917. Fu direttore della propaganda prima per il Sinn Féin e in seguito al trattato del 1921 per l’IRA. Quando venne nominato primo ambasciatore dell’Irlanda libera negli USA, nel 1934, si trasferì a Wahington con la famiglia. Maeve aveva 17 anni. Avrebbe vissuto negli States per il resto della vita.
Maeve Brennan scrisse per Harper’s Bazaar e successivamente per The New Yorker, che le affidò la rubrica di costume The Talk of the Town, composta da brevissimi sketch newyorkesi. Una selezione di quei pezzi è stata poi raccolta nel volume The Long-Winded Lady; il cui titolo deriva dallo pseudonimo con cui lei si firmava, e che racchiude già lo sguardo ironico, lieve e un po’ malinconico con cui osservava Manhattan.

Dacché buon sangue non mente (specialmente quello irlandese), Maeve scriveva anche racconti stupendi, che il New Yorker si affrettava a pubblicare. Molti dei quali, curiosamente (o forse no, dato che buon sangue non mente), sono di ambientazione schiettamente irlandese.
Nonostante il nomignolo, the long-winded lady era tutt’altro che prolissa, ed i suoi racconti sono perle di economia narrativa in cui, come capita solo con i grandi, più importante di quanto viene detto è quello che viene sottaciuto. Spesso tornava a scrivere degli stessi personaggi, riprendendone le vicende a distanza di anni e narrandone giovinezza, maturità, vecchiaia.
I sei racconti di questa raccolta, curata nel 1997 da William Maxwell, ex-editor ed amico personale di Maeve, sono divisi equamente tra due di queste serie. A lasciare senza fiato è proprio la maestria con cui la Brennan lascia trascorrere anni nella vita dei suoi personaggi tra un episodio e l’altro, di modo che la vera narrazione è costituita da quanto è accaduto nel frattempo, tacitamente, e dal modo in cui i personaggi si sono adeguati a questi cambiamenti. Non aggiungo altro per non rivelare nulla delle meraviglie che vi attendono, se non che da giorni ormai mi chiedo quali meraviglie racchiudano i racconti della Brennan che ancora non ho letto. E suggerirei anche di fare attenzione all’ordine di pubblicazione dei racconti. The devil is in the details.
Dettagli. Ecco di cosa sono fatti questi racconti. Dettagli minimi, quotidiani, imprescindibili. La Brennan ha il dono (anche questo tipico dei grandi) di far parlare gli oggetti, i muri, il vento. Oltre alla capacità sconvolgente di descrivere con precisione i più minuti processi dello spirito umano. Ho letto molte recensioni analizzare il contenuto di questi racconti; ben più notevole a mio parere è il grado d’introspezione di cui era capace. Non è poi un mistero, e di certo non sorprende, che il suo sguardo narrativo fosse spesso malinconico, attento ma discreto, a suo modo lieve, distaccato e compassionevole. Lo stesso sguardo che ci restituiscono i suoi occhi, nei ritratti fotografici.
Oltre ad essere una persona incantevole, sagace, e molto intelligente, era una donna bellissima: lineamenti delicati, labbra perfette, collo sottile (lo stesso di Virginia Woolf). E quegli occhi.

Maeve Brennan scrisse anche un romanzo breve, The Visitor. Si tratta della sua prima opera narrativa, che venne pubblicata postuma solo nel 2000. Ma questa è un’altra storia.

Her own words
La serie BUR Scrittori Contemporanei ha delle copertine molto accattivanti: bellissime foto, fascia colorata sul fondo, elegante riquadro in basso a destra. Oltretutto ho avuto i libri della Brennan in prestito e proprio non dovrei lamentarmi. E nessuno nega che Ada Arduini sia una brava traduttrice, come sa chiunque si sia occupato anche solo brevemente di anglistica. Eppure mi è venuta una gran voglia di leggere questi racconti nella versione originale. Gli irlandesi sono sempre stati ottimi prosatori.

Segnalazioni.
• Un articolo del Publisher Weekly intitolato “Maeve Golightly?” (2004) con un’intervista ad Angela Bourke, autrice della biografia Maeve Brennan: Homesick at The New Yorker: An Irish Writer in Exile. In cui si specula che Truman Capote si fosse ispirato alla Brennan per il personaggio di Holly Golightly.
• Roddy Doyle legge il racconto “Christmas Eve”, dalla serie Fiction Podcast del New Yorker.

Ed ovviamente un ringraziamento a chi mi ha fatto conoscere questa autrice.

Maeve Brennan
Il principio dell’amore (1997)
traduzione di Ada Arduini
pp. 256, €9,8
BUR, 2006

Giudizio: 5/5.