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E.E. Cummings, Poesie

Questo libro non è mio ma della biblioteca. Ed ho perso il conto di quante volte l’ho preso a prestito: settembre 2009, novembre 2010, maggio 2011, altre ancor prima. Sono in particolare sintonia con i poemi di Cummings (1894-1962), un anarchico ironico ed antimilitarista, timido e sensuale.
Consigliatissimo a chiunque sia convinto/a che la poesia statunitense del periodo interbellico consista solo di Waste Lands e Cantos.

Tutte e 12 le raccolte poetiche di Cummings sono rappresentate in questa antologia: dal 1923 al 1963, quarant’anni di carriera.
Le primissime poesie si rifanno a modelli medioevali rivisti attraverso i canoni preraffaeleschi, e a tratti mi sembrano manieristiche, affettate; ma suppongo che confrontarsi con le più recenti avanguardie sia una tappa obbligata nell’evoluzione di uno stile personale. Lo stesso dicasi per quel paio di componimenti che mostrano una fascinazione quasi da nursery rhyme per assonanze e giochi di parole.
D’altro canto Cummings è sempre genuino verso la propria musa, e già all’epoca del primo volume (Tulips and Chimneys, 1923) aveva trovato la propria voce poetica, unica e riconoscibilissima, capace di distillare idealizzazioni ed evanescenze preraffaelite in versi autentici, compiutamente novecenteschi, liberi, delicati, timidi e gioiosi. L’amore, specialmente nelle prime raccolte (quattro pubblicate in due anni), è sempre carnale ma anche dolce, tentennante, esplorativo; nei confronti dell’amata c’è un’inesauribile tenerezza che non diventa mai adorazione stilnovista—passatemi il cliché.
Altro catalizzatore d’ispirazione è il volgere delle stagioni, che ritornano nei suoi versi fornendo un corredo di sentimenti ed immagini poetiche. Una poesia legata al ciclo naturale quindi, quasi pagana nel suo modernismo.
I due temi si fondono poi in quello primaverile, metafora inesausta della freschezza dell’amore—in questo senso anzi l’amore per Cummings è sempre primaverile; e da questo spunto nascono i suoi versi che più amo. Non a caso è tra i poeti preferiti di Björk, che in un’intervista a Les Inrockuptibles ha ammesso di comporre “romantic boy/girl things” anche quando in realtà parla del rapporto con il proprio lavoro o con un hobby (v. sotto). La primavera è dunque per Cummings l’alternativa ad ogni bruttura, alienazione, inumanità. E per chi come me è nato in aprile, versi come i seguenti sono il doppio positivo del noto “april is the cruellest month”:

16.
spring omnipotent goddess
35.
winter, whom Spring shall kill
41.
the sweet small clumsy feet of April

Per contro, nei 95 Poems del 1958, pubblicati quando l’autore aveva 64 anni, sono frequenti i fiocchi di neve. Ma anche di fronte a questa immagine invernale, l’atteggiamento è sempre di stupore e meraviglia; spesso associata al silenzio: come nella poesia 90. Curioso che Tulips and Chimneys ed i 95 Poems siano le due raccolte più rappresentate nell’antologia, rispettivamente con 18 e 16 componimenti.

Sulla traduzione.
Non posso che concordare pienamente con chi raccomanda di leggere le poesie nella versione originale: conosco le difficoltà di rendere in un’altra lingua gli effetti semantici e sintattici, i doppi sensi e i giochi grafici di Cummings, e sono cosciente anche dell’inevitabile grado di arbitrarietà di ogni traduzione; ma il risultato qui spesso non mi soddisfa…
Per inciso, pare che nel corso degli anni non men di tre membri della famiglia de Rachewiltz si siano cimentati nella traduzione degli scritti di Cummings: Mary (figlia di Ezra Pound), Patrizia e S.W. Forse il problema è proprio una dimestichezza inadeguata con la lingua di arrivo.

Cummings & la musica.
La poesia #18, “it may not always be so; and i say”, da Tulips and Chimneys del 1923, è quella musicata da Björk con un arrangiamento ‘a cappella’ e inserita nell’album Medúlla con il titolo Sonnets/Unrealities XI. Già all’epoca di Vespertine Björk aveva usato un testo di Cummings per Sun In My Mouth. In quel caso si trattava di “i will wade out”, tratta dalla medesima raccolta, che però non è presente in quest’edizione.
Non solo.
Nientemeno che John Cage, il più importante compositore della seconda metà del 20° secolo, aveva musicato una poesia di Cummings per il suo pezzo Experiences No. 2. Di certo non fu un caso, dato che Cage fu uno degli artisti che con più accortezza e consapevolezza riuscì a tradurre nella pratica artistica le proprie istanze anarchiche. Il brano venne interpretato anche da Robert Wyatt, splendidamente, per il disco Obscure No. 5 licenziato nel 1976 dalla Obscure Records di Brian Eno. E accidenti se questa non è una lista di alcuni tra i miei artisti preferiti!
Disponibile gratuitamente su UbuWeb (l’insostituibile UbuWeb).

E.E. Cummings
Poesie
traduzione di Mary de Rachewiltz
pp. XXVII – 274, €17
Einaudi, 1998

Giudizio: 5/5.

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  1. E.E. Cummings, Poesie | No Books. | SPLEEN ? M... on Saturday, June 22, 2013 at 07:47

    […] Sulla traduzione. Non posso che concordare pienamente con chi raccomanda di leggere le poesie nella versione originale: conosco le difficoltà di rendere in un'altra lingua gli effetti semantici e sintattici, i doppi sensi e i …  […]