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Dopo Una ballata del mare salato, che era una scelta obbligata in quanto prima storia di Corto e primo capolavoro prattiano, ecco la scelta inattesa per questo volume. Anche se non del tutto imprevedibile: la Favola (un centinaio di pagine, contro le 250 della Ballata) è del 1976, l’ultima opera del Maltese che Pratt firmò nei ’70, e prosegue l’evoluzione dello stile maturo, lineare, già visto nel precedente Corte Sconta detta Arcana.
Oltre che nel tratto, la Favola mostra piena maturità anche nella costruzione: un impianto narrativo dai tempi perfetti, in cui crimine e mistero sono fusi con l’esoterismo, e anche le scene più concitate non perdono quell’atmosfera un po’ sospesa, onirica, tipicamente prattiana. I numerosi spunti sono intrecciati da Pratt con magistrale levità.
Un romanzo a fumetti in cui ogni dettaglio è prezioso: come la “foghera da maroni”, o la vignetta in cui Corto racconta del giardino dell’Eden e della “lisca di pesce proibita” ad una platea di gatti veneziani…
E che dire del cast di personaggi?
Bepi Faliero, Böeke, l’ebreo Melchisedech, l’arabo Saud Kalula, il gondoliere Occhi di fata, Teone e gli altri massoni… e soprattutto i personaggi femminili: Gambetta d’argento, Louise Brookszowyc, che è un chiaro omaggio alla Valentina di Crepax, e Hipazia, che è ispirata alla filosofa neoplatonica quasi omonima ma ha le sembianze della veneziana Patty Pravo (“a pensarci bene può anche essere bella… ma quando sei con lei non ci pensi”, osserva Corto).
M’incuriosce il fatto che, nelle avventure di un personaggio così chiaramente libertario come Corto, i reazionari siano spesso personaggi affascinanti: fascisti, massoni, antibolscevichi, monarchici… in questa storia perfino D’Annunzio risulta simpatico; il modo in cui entra in scena, interrompendo una scaramuccia tra Corto e alcuni fascisti, ancora mi fa sorridere: “Fermi tutti, sono il Poeta!”
I massoni stessi sono ritratti in maniera non così velatamente ironica. A proposito: la misteriosa “R.L. Hermes degli A.L.A.M. del G.L.D.I. all’ordine di Venezia” è la Gran Loggia d’Italia degli Antichi Liberi Accettati Muratori, di cui sono stati membri sia Hugo Pratt che, a suo tempo, Gabriele D’Annunzio. La loggia contava all’epoca molti fascisti tra i membri, e l’intreccio della storia è più sottile di quanto parrebbe a uno sguardo distratto.
Anche in questo caso, come in quello celebre della Ballata, Corto entra in scena con stile: in fuga dai fascisti sfonda il tetto della loggia massonica, giustificandosi con un “Cado spesso un poco dalle nuvole” che più cool non si può. E alla domanda del Maestro “siete per caso un libero muratore?” risponde con un impagabile “no no, spero solamente di essere un libero marinaio”. Fuck yeah!
Ma soprattutto, questa è la storia che Hugo Pratt ha dedicato alla sua città. Gli splendidi scorci veneziani delle vignette acquistano un significato affettivo per chi ci ha vissuto: personalmente ho rivisto campo S. Stefano, che attraversavo quotidianamente diretto al dipartimento di americanistica, passando sotto a Nicolò Tommaseo “el cagalibri”.
Sirat al-Bunduqiyyah è un’autentica guida alla Venezia prattiana: S. Pietro di Castello con la cattedra, il leone di marmo che Francesco Morosini portò all’Arsenale dal Pireo, il ghetto vecchio, e anche luoghi secondari come la tipografia Schulz, sono ben noti ai lettori di Corto. Tanto che la vera guida alla Venezia prattiana, Corto Sconto, può considerarsi una rivisitazione espansa di questa storia.
I classici del fumetto di Repubblica
Questo è stato l’inizio.
La prima collana di fumetti allegata a un quotidiano ha fatto scuola, nel bene (apparato critico, scelta delle opere, il concept stesso) ma per fortuna non nel male (il formato! pubblicare certi capolavori del fumetto mondiale in questo formato bonelliano è un c*** di crimine).
Questo volume è stato l’inizio.
Hugo Pratt
Favola di Venezia (1976), in Corto Maltese
pp. 368
L’Espresso, 2003
Giudizio: 4/5.